“Dynamo Camp è la migliore risposta alla domanda: perché a me?”. È con un’espressione folgorante che un ragazzo malato, un adolescente, ha definito il campo dove era ospitato per una vacanza. Per altri bambini e ragazzi Dynamo Camp è “un luogo dove tutti i bambini imparano cos’è vivere”, “un mondo dove si realizzano i sogni” o “il luogo dove ti capiscono”. E ancora: un posto in cui “non devo avere paura di essere quello che sono”, “c’è sempre qualcuno che sta per ridere”, e perfino “mi dimentico di essere malato”. In termini più descrittivi, Dynamo Camp è l’associazione che, anche grazie a Enel Cuore, regala a bambini e ragazzi con malattie gravi o croniche un’esperienza nuova ed entusiasmante: quella che, con un’espressione quasi più poetica che scientifica, viene definita “terapia ricreativa”, cioè un modo per affrontare la malattia facendo leva sulla creatività e sulla voglia di divertirsi dei ragazzi, che così possono ritrovare la fiducia in se stessi e la speranza. Nato nel 2007, Dynamo Camp è il primo campo per la terapia ricreativa in Italia, ma già dall’inizio si è inserito in una rete internazionale di grande prestigio. Tutto è iniziato nel 1988, quando Paul Newman ha fondato negli Stati Uniti il primo campo del genere, un campo in stile “old west” (basato sugli scenari di uno dei suoi film di maggior successo, Butch Cassidy). Alla scoperta dei talenti nascosti Di norma, la terapia ricreativa al Dynamo Camp consiste in un periodo di vacanza a Limestre, in una grande struttura attrezzata all’interno di un’oasi del WWF fra le montagne dell’Appennino Pistoiese. Nei casi in cui il soggiorno non è possibile, la terapia ricreativa si può ambientare anche in ospedale o nelle strutture socio-sanitarie dove sono ospitati i ragazzi. Le attività preferite, come racconta Vito Nigro, direttore del campo, sono in genere l’arrampicata, il tiro con l’arco, le passeggiate a cavallo e la piscina. Lo sport e l’avventura si alternano però a esperienze che stimolano invece la creatività artistica. E spesso, secondo Nigro, si scoprono talenti insospettabili, “come in quel laboratorio di musica rap in cui, dopo appena tre giorni, ho sentito un ragazzo cantare e mi sono chiesto: possibile che l’abbia scritta davvero lui?”. Sì, a volte è sorprendente la facilità con cui bambini e ragazzi si trovano subito a proprio agio in un’esperienza nuova. Come una bambina on-air: “Prima di incontrare Dynamo pensavo che fare la radio era difficile, poi ho parlato dentro a un microfono e sono diventata una vera dj”. E adesso come faccio a dire a mamma che non mi è mancata per niente? Una bambina del campo Da Leonardo all’action painting “La Gioconda? Se l’ha fatta Leonardo posso farla anch’io!”. A volte sono gli stessi ragazzi, nel loro candore, a esaltarsi come veri artisti. Dal 2009 infatti Dynamo Camp offre anche un laboratorio di pittura che è fra le attività più apprezzate: arriva di volta in volta un artista professionista e coinvolge i ragazzi in una creazione in comune, uno per uno o a piccoli gruppi. Si va da disegni semplici alle variazioni sulla Monna Lisa che hanno suscitato lo spirito emulativo dei pittori in erba, fino a tecniche che possono essere definite di action painting, come quella volta che i bambini dovevano dipingere una tela colpendola con guantoni da pugile che avevano intinto nel colore. Il risultato estetico è stato emozionante, ma schizzare colori per tutta la stanza è stato quasi altrettanto divertente che dipingere. Alcune delle opere, poi, possono essere cedute in cambio di donazioni di beneficenza all’associazione, ma in generale vengono esposte in una vera e propria galleria d’arte che non può non inorgoglire gli autori: “Ho visto la mia opera l’ultimo giorno del Camp, l’anno scorso. Vederla mi ha fatto capire che posso fare qualunque cosa ed essere chiunque voglia”, ha raccontato una bambina. E i genitori riscoprono i piccoli piaceri della vita Dal 2009, ai programmi per bambini e per ragazzi si è aggiunta una terza tipologia: i programmi per le famiglie, pensati per i casi in cui i bambini hanno una minore autonomia, per esempio per patologie neuromotorie. Situazioni che per i genitori possono essere molto pesanti. La loro gratitudine emerge da tutti i commenti: “Dynamo è un posto dove la magia si unisce alla realtà. Ora sappiamo che niente è impossibile”. Oppure: “È un’isola felice, l’isola che non c’è, ma che fortunatamente per merito vostro esiste”. Al campo anche i genitori riscoprono i piccoli piaceri della vita: una mamma ha ricominciato a truccarsi e a prendersi cura di sé, mentre una coppia ha deciso di non partecipare alle attività organizzate perché ha colto l’occasione per fare una passeggiata mano nella mano nella natura: erano otto anni che non ne avevano la possibilità. Un’altra coppia addirittura ha trovato tanta forza e fiducia nella vita da decidersi a fare un altro figlio. E i genitori, anche se in modo diverso dai ragazzi, ricompensano gli operatori della struttura con una grande ricchezza umana. “Ci ringraziano, ma anche noi dobbiamo ringraziare loro - spiega Nigro - perché ci spiazzano sempre con l’emozione con cui guardano ai propri figli”. Nigro ricorda di aver visto una volta un bambino con disabilità sollevato con poca grazia dal padre, che gli puliva la carrozzella con il tubo per innaffiare: “Poteva venire istintivo pensare a una mancanza di sensibilità; poi abbiamo scoperto che non era il padre ma il compagno della madre, eppure si dedicava al bambino come se fosse suo figlio. È stata una lezione di vita”.