La giornata mondiale della salute Il 7 aprile di ogni anno, la Giornata Mondiale della Salute rappresenta un'occasione importante per riflettere sull'importanza del benessere individuale e collettivo, e per promuovere la consapevolezza su questioni cruciali legate alla salute tramite incontri dedicati e iniziative concrete di sensibilizzazione e prevenzione. La salute è un diritto fondamentale di ogni individuo e rappresenta un elemento essenziale per il progresso e lo sviluppo di una società: dalla prevenzione delle malattie alla promozione di abitudini di vita salutari, passando per l'accesso equo ai servizi sanitari. Non parliamo solo di benessere fisico: anche salvaguardare il benessere mentale è fondamentale per vivere al meglio e prevenire problemi come l’ansia, lo stress, la depressione o altre problematiche legate all’alimentazione o al sonno. Per questo, oltre a sensibilizzare sulla salute fisica, è importante rendere sempre più accessibili servizi dedicati alla tutela della salute mentale. Investire nella salute a 360° contribuisce a rendere le comunità più resilienti, produttive e soddisfatte.Cosa vuol dire “Promozione della Salute”? “Un processo che permetta alle persone di esercitare un maggiore controllo sulla propria salute e di migliorarla”. Con queste parole l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nella Carta di Ottawa, pubblicata nel 1986, ha definito il concetto di promozione della salute, segnando un punto di svolta per certi versi storico: la salute non deve essere più considerata la semplice condizione necessaria per vivere, ma una risorsa da preservare e valorizzare nella vita di tutti i giorni. Oggi, 35 anni dopo, le indicazioni inserite all’interno di quel documento continuano a rappresentare un punto di riferimento fondamentale ed estremamente attuale per le politiche e le iniziative di promozione della salute. Iniziative che si muovono attraverso due direzioni principali: una più strettamente legata agli stili di vita, che sfrutta campagne di informazione e sensibilizzazione o progetti mirati per favorire comportamenti sani, sia dei singoli individui sia di gruppi di persone; l’altra che agisce a livello più generale, coinvolgendo attori politici, sociali, economici e ambientali per sostenere lo sviluppo dei tanti prerequisiti necessari a garantire e favorire la salute. Con obiettivi ben precisi, indicati dalla stessa carta di Ottawa (e rafforzati poi dalla Dichiarazione di Jakarta del 1997 per “portare la promozione della salute nel ventunesimo secolo”) all’interno di cinque aree d’azione principali: la costruzione di una politica pubblica per la tutela della salute la creazione di ambienti favorevoli alla salute il rafforzamento dell’azione di comunità lo sviluppo di abilità personali il re-orientamento dei servizi sanitari ponendo al centro dell’attenzione la persona. Ma in termini più strettamente pratici, come si realizzano questi obiettivi? E quali sono i fattori, detti anche “determinanti”, che incidono maggiormente (in senso sia positivo che negativo) sulla nostra salute?I determinanti della salute Alcuni fattori che influenzano il nostro stato di salute non si possono modificare: su tutti soprattutto l’età e il patrimonio genetico, che non a caso sono definiti “determinanti non modificabili”. Tuttavia, molti altri determinanti (che rappresentano in realtà la maggioranza) sono invece fortemente suscettibili di trasformazioni e correzioni: ne sono chiari esempi gli stili di vita individuali, l’ambiente di vita e lavorativo, ma anche il contesto politico, sociale ed economico. È proprio su questi ultimi fattori che devono essere imperniate le iniziative di promozione della salute, a cominciare da tutto ciò che riguarda il benessere personale psichico e fisico, la cui rilevanza è sottolineata fin dalla stessa definizione di salute, inserita dall’OMS nella sua Costituzione: “La salute è uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale, e non semplicemente assenza di malattie o infermità”. Il benessere personale è figlio anzitutto dello stile di vita e delle abitudini di ciascun individuo in relazione a fattori come l’alimentazione, l’attività fisica, l’abitudine al fumo, fino ad arrivare all’eventuale abuso di alcol o di sostanze stupefacenti. Si tratta di scelte personali di cui ognuno di noi è responsabile, tuttavia l’esistenza di politiche e fattori sociali che favoriscano la promozione della salute possono incidere in modo significativo sull’adozione di comportamenti virtuosi. Un esempio Un esempio divenuto ormai classico in questo senso è il caso del consumo di tabacco e del fumo passivo: l’Italia è stata tra i primi Paesi europei, nel 2003, a dotarsi di una legge anti-fumo, che ha esteso il divieto di fumo a tutti i locali chiusi, compresi i luoghi di lavoro privati, gli esercizi commerciali, i ristoranti, le palestre e i centri sportivi. L’effetto è stato quello di favorire un netto calo dei consumi di tabacco, specialmente negli anni immediatamente successivi all’entrata in vigore della legge, ma soprattutto ha ridotto sensibilmente i rischi per la salute dei non fumatori, limitando al massimo le occasioni di fumo passivo. Anche il nostro Gruppo pone attenzione alla sfida della promozione della salute, come dimostrano diversi progetti sostenuti da Enel Cuore. Tra questi: Il progetto Women for Haiti, dedicato alla prevenzione e alla diagnosi del tumore al seno nel Paese centramericano, dove questa malattia è una delle cause di morte più frequenti nella popolazione femminile. Il progetto è stato realizzato insieme alla Fondazione Francesca Rava e ha portato alla creazione del primo reparto per la prevenzione, diagnosi e cura del tumore al seno presso l’Ospedale Saint Luc di Haiti. Il progetto triennale Itaca, iniziato nel 2019 e promosso dall’omonima fondazione, che punta a fornire informazioni puntuali sui disturbi mentali a studenti delle scuole superiori, insegnanti e familiari. L’obiettivo, in questo caso, è focalizzare l’attenzione sui fattori di rischio e i sintomi del disagio psichico, chiarendo anche le modalità per chiedere e ricevere aiuto.La salute a scuola Quest’ultimo progetto mette in luce un ambito di fondamentale importanza quando si parla di promozione della salute: la scuola. In Italia il rapporto tra il sistema scolastico e quello sanitario è stato consolidato recentemente dal documento Indirizzi di policy integrate per la scuola che promuove salute (Accordo Stato-Regioni, 2019). Il documento recepisce le raccomandazioni dell’OMS, con l’obiettivo di trasformare la promozione della salute a scuola da ambito tematico a parte integrante dell’attività didattica quotidiana. La salute, anzi, deve rappresentare un prerequisito essenziale per l’efficacia dell’azione educativa. Un obiettivo condiviso anche dalla rete europea Schools for Health in Europe Network Foundation, nata nel 1991 e oggi supportata dall’OMS e dall’Unione Europea, che da tempo promuove l’adozione di specifiche policies per la promozione della salute in questo ambito. Uno sforzo che, peraltro, deve partire fin dalla scuola dell’infanzia: come confermano numerose evidenze scientifiche, le competenze cognitive, sociali e fisiche che si formano nei primi anni successivi alla nascita condizionano l’intero corso della vita. In quest’ottica, già da tempo è in corso una transizione che punta a trasformare gli asili nido e i servizi integrativi per la prima infanzia da strutture meramente assistenziali a veri e propri centri educativi, che offrano servizi e opportunità di apprendimento (secondo il cosiddetto approccio della nurturing care). Anche qui l’OMS ha pubblicato di recente alcune linee di indirizzo per responsabili politici e professionisti sanitari e dell’educazione: in particolare il Framework on Early Childhood Development in the WHO European Region, del 2020, ha individuato le aree di intervento più importanti per favorire l’adattamento di questo approccio al contesto europeo.La salute nei luoghi di lavoro Un altro contesto chiave nelle politiche di promozione della salute è naturalmente il mondo del lavoro. In questo caso il punto di riferimento nel quadro europeo è il cosiddetto Workplace Health Promotion (WHP), un insieme di strategie congiunte che puntano al miglioramento della salute e del benessere dei lavoratori, a partire dai tre pilastri definiti dalla Dichiarazione di Lussemburgo del 1997 (poi aggiornata nel 2007): miglioramento dell’organizzazione e dell’ambiente di lavoro, promozione della partecipazione attiva e incoraggiamento delle capacità personali. In Italia, la materia è regolata dal Testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro del 2008 (D.Lgs. 81/2008 e successive modifiche). Il tema è molto ampio, e non riguarda soltanto la sicurezza fisica dei lavoratori, ma il loro benessere nel senso più generale possibile. Le iniziative di promozione della salute, in questo caso, devono essere orientate a porre al centro la persona, prima ancora del lavoratore o della lavoratrice, con un’attenzione particolare verso le situazioni e le categorie caratterizzate da un rischio maggiore. Tra i fattori da considerare c’è sicuramente l’età: l’invecchiamento è fortemente correlato a un elevato rischio di problemi di salute, spesso cronici, che se non tenuti in attenta considerazione in certi contesti lavorativi possono diventare disabilitanti o addirittura invalidanti. Per questo motivo la promozione della salute diventa particolarmente importante per chi ha più di 55 anni. Il discorso va poi allargato naturalmente al genere: le condizioni di salute delle donne, sempre in particolare nella fascia over 55, vanno preservate con particolare attenzione, in un sistema di organizzazione del lavoro e familiare ancora fortemente ancorato, in alcuni contesti, al modello patriarcale. Il tutto senza dimenticare la nazionalità e l’etnia: in Italia, l’incidenza degli infortuni sul lavoro mostra livelli più alti tra i lavoratori stranieri. Al di là dell’importanza di capire a fondo i motivi alla base di questa asimmetria (alcuni sono in realtà ben noti, come le difficoltà di comunicazione e l’impiego in settori ad altro rischio), non va dimenticato che ogni cultura ha una diversa percezione del significato di salute e, quindi, delle condizioni di rischio.Il coinvolgimento della comunità Naturalmente, l’efficacia della promozione della salute è direttamente proporzionale alla sua capacità di ottenere il pieno coinvolgimento della comunità. La pandemia da Covid-19 ne è stata un esempio: nei primi mesi del 2020 le autorità politiche e sanitarie hanno richiesto all’intera popolazione di adottare nel giro di pochissimo tempo numerosi comportamenti volti a preservare la propria salute e quella della comunità in cui vivono, con particolare attenzione ai gruppi più vulnerabili. Pur con differenze importanti da Paese a Paese, la risposta della maggioranza della popolazione è stata positiva. Più in generale, studi scientifici autorevoli hanno individuato 4 condizioni essenziali affinché le persone rispondano positivamente a raccomandazioni sulla salute, con specifico riferimento alla pandemia in corso: devono sentirsi suscettibili allo sviluppo della malattia, devono percepirla come grave, riconoscere l’efficacia dell’azione preventiva e pensare di poterla mettere in pratica.Tra promozione della salute e prevenzione delle malattie “Prevenire è meglio che curare”, dice un antico proverbio coniato nel Seicento. Si potrebbe però anche aggiungere che “promuovere è meglio che prevenire”. Infatti, benché spesso vengano considerati sinonimi, la promozione della salute e la prevenzione delle malattie usano approcci decisamente diversi: la prima punta a migliorare la forma fisica, il benessere e la qualità della vita, partendo dalle risorse e dalle capacità del singolo individuo, mentre la seconda si concentra più sui fattori di rischio e sul pericolo per la salute rappresentato da malattie e disturbi. In estrema sintesi, la promozione punta a rafforzare i punti forti, mentre la prevenzione a indebolire i punti deboli. Tuttavia, sono entrambi approcci utili, oltre che tra loro complementari, a raggiungere lo stesso obiettivo: la cura della salute di tutti.