“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali dinanzi alla legge, senza distinzione di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.” Questo è l’Articolo 3 della Costituzione Italiana, e nel suo rispetto nasce il concetto di inclusione scolastica. Cos’è l’inclusione scolastica Inclusione: l’atto, il fatto di includere, cioè di inserire, di comprendere in una serie, in un tutto. Così la Treccani definisce questo termine che, associato all’aggettivo “scolastica” vuole rappresentare il coinvolgimento di tutti gli studenti e le studentesse all’interno del gruppo classe, coinvolgendoli e valorizzando l’individualità di ognuno. Integrazione e inclusione scolastica: due concetti a confronto. Spesso tendiamo a considerare sinonimi i termini integrazione e inclusione, quando in realtà hanno due significati con sfumature diverse soprattutto nel campo dell’educazione scolastica. L’integrazione scolastica vuole far sentire gli alunni con disabilità parte di un gruppo, riducendo le differenze, all’interno di uno spazio che spesso non si adatta in funzione di essi. L’inclusione scolastica, invece, vuole che tutti gli alunni siano valorizzati nella loro diversità che diventa un punto di forza per arricchire chi e cosa li circonda, in un ambiente che cambia a seconda delle loro necessità. Come si muove l’Italia? Uno degli esempi più recenti di azione a favore dell’inclusione scolastica in Italia è il Bando della Regione Lombardia aperto ai comuni della regione che potranno richiedere contributi per realizzare servizi e attività dedicati a studenti con disabilità delle scuole secondarie di secondo grado e i Percorsi di Istruzione e Formazione Professionale nell'anno scolastico 2022/2023. I fondi che verranno stanziati serviranno a potenziare i servizi di trasporto ordinario/straordinario, l’assistenza educativa specialistica, agendo in maniera specifica sulle richieste presentate dai singoli comuni. Anche noi di Enel Cuore abbiamo sostenuto iniziative in questo campo, come il Bando per l’inclusione scolastica che nel 2017 ha visto partire i fondi per 15 progetti dedicati agli alunni con bisogni educativi speciali (BES).Il percorso di inclusione in Europa Parlando di inclusione scolastica bisogna partire dall’idea che l’inclusione è un processo che riguarda ogni singola comunità, scuola o realtà. È un percorso che non può mai dirsi terminato in quanto deve mutare e avanzare in relazione ai bisogni degli studenti, delle loro diversità e abilità creando una programmazione dedicata e sostenibile nel tempo. Ad oggi in quasi tutti i Paesi europei è in vigore il “modello multidirezionale” che dà la possibilità di scelta tra classi comuni o scuole speciali; già dal 2004 in Italia, Spagna, Portogallo e Grecia l’inclusione avviene in tutte le scuole di ogni ordine e grado, senza distinzione, prevedendo strutture specifiche solo per gravi casi di disabilità che necessitano di attenzioni estremamente particolari. Anche la Francia ci segue in questa direzione a seguito dell’approvazione della Legge del 2005 sui pari diritti di persone con disabilità nelle scuole, nelle università e nei luoghi di lavoro. In Norvegia, Finlandia e Svezia rimane il modello multidirezionale ma sempre meno genitori scelgono la strada delle classi speciali, preferendo l’inclusione in classi comuni frequentate da studentesse e studenti di ogni tipo. I livelli di inclusione più bassi, solo il 20%, permangono oggi nei Paesi dell’Europa dell’est; situazione diversa nel Regno Unito dove il 50% degli alunni con difficoltà frequentano classi comuni, lasciando in istituti specifici solo persone con disabilità sensoriali. Possiamo quindi dedurre che l’Europa è in parte unita sulla volontà di includere, dividendosi però in molti Paesi sulla variazione di istituti a seconda delle disabilità dei vari studenti: per la piena inclusione c’è ancora molta strada da percorrere, ma possiamo essere ottimisti sulla situazione italiana. Storia e tappe dell’inclusione scolastica in Italia Per arrivare all’attuale concetto di inclusione scolastica dobbiamo partire da un excursus storico-normativo, passando per dibattiti, decreti e leggi che mettono al centro il valore della diversità come occasione di crescita per tutti: 1977: approvazione della Legge n.517 che stabilisce il diritto all'istruzione e all'educazione per tutte le persone in condizioni di handicap, perché “l'esercizio di tale diritto non può essere impedito da difficoltà di apprendimento né da altre difficoltà derivanti dalle disabilità connesse all'handicap”; 1992: nasce la Legge n.104, la prima che si occupa della tutela di persone diversamente abili con l’obiettivo di favorirne l’inclusione sociale e scolastica; 2009: vengono redatte le Linee Guida che danno le basi per l’utilizzo dell’International Classification of Functioning (ICF) come modello per classificare la disabilità. Questo documento stabilisce due concetti fondamentali: l’accettazione delle diversità viste come fonte di arricchimento e l’importanza del prestare attenzione alle esigenze di ciascuno, con o senza disturbi; 2010: nascono le “Nuove norme in materia di disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) in ambito scolastico” della Legge n.170 che rende più concreto l’approccio innovativo scolastico grazie a nuovi strumenti e metodologie che permettano ad ogni studente di avere un percorso educativo personalizzato e funzionale. 2012: il Miur redige la Direttiva Ministeriale “Strumenti di intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali (BES) e organizzazione territoriale per l'inclusione scolastica” nella quale si riconosce la possibilità che un alunno possa presentare esigenze particolari anche in assenza di DSA diagnosticati: un grande passo per supportare studenti con difficoltà culturali o familiari- 2017-2019: esce il Decreto Inclusione, redatto nel 2017 e modificato nel 2019, con i nuovi Piani Educativi Individualizzati (PEI) secondo i quali i vari consigli di classe sono tenuti a creare un piano didattico specifico per ogni alunno con disabilità.Gruppi di Lavoro per l’Inclusione scolastica È per attuare i PEI sopra citati che nascono i Gruppi di Lavoro per l’Inclusione scolastica, organi istituzionali che hanno l’obiettivo di supportare scuole, docenti e studenti. In ordine di importanza troviamo i GLIR, i GIT, i GLI e i GLHO. I primi operano a livello regionale e, oltre a fornire supporto alle scuole nella stesura dei Piani Formativi, supervisionano anche i Gruppi di Inclusione Territoriale, i secondi citati. Questi ultimi sono composti da docenti esperti in metodologie didattiche inclusive il cui compito è supportare le suole nell’utilizzo dei molteplici mezzi disponibili e svolgere ulteriori mansioni di coordinamento e consultazione per le varie istituzioni scolastiche locali. I Gruppi di Lavoro per l’Inclusione (GLI) rappresentano invece gli istituti presso ogni istituzione scolastica e sono composti da docenti curricolari, di sostegno ed eventualmente il personale sanitario della scuola (ATA) che hanno il compito di definire il loro Piano per l’inclusione. Infine, i Gruppi di Lavoro Operativo (GLHO) sono la categorizzazione più ristretta che include i genitori dell’alunno, o chi ne fa le veci, e le figure professionali sopra citate che, insieme, devono verificare la riuscita del processo di inclusione con la quantificazione delle misure di sostegno. Esempi di progetti di inclusione scolastica e didattica speciale Dalla teoria alla pratica, ogni legge e ogni organo sopra citati sono stati creati per fornire servizi concreti agli studenti con difficoltà e disabilità. È per loro che nascono molti dei progetti che abbiamo supportato e che supportiamo, come ad esempio il bando “Inclusione scolastica degli studenti con bisogni educativi speciali (BES)” o A spasso con le dita, insieme alla Federazione Nazionale delle Istituzioni pro Ciechi Onlus per l’inclusione di bambine e bambini non vedenti o ipovedenti. Un nuovo modo di fare educazione è anche alla base di Fare Scuola, il progetto che, attraverso rinnovati spazi di apprendimento e socialità, offre agli studenti la possibilità di apprendere con creatività e coinvolgimento, e di Base Camp, i presidi educativi territoriali per contrastare le disuguaglianze scolastiche e rafforzare le relazioni all’interno delle comunità educanti. Altro esempio sono i Laboratori Interculturali di SOS Villaggi dei bambini Onlus, nati per combattere l’abbandono e la dispersione scolastica nella provincia di Crotone: si basano su un innovativo modello formativo tramite il “teatro sociale” che offre agli alunni più in difficoltà gli strumenti (materiali e psicologici) per valorizzare al meglio le loro potenzialità. Anche lo sport è un potente motore di inclusione, come dimostrano i progetti sostenuti al fianco di Sport Senza Frontiere Onlus e di Federazione Italiana Tennistavolo. Questo è parte del nostro contributo per promuovere una cultura inclusiva e rendere l’inclusione scolastica una realtà sempre più diffusa.