Violenza di genere: cos’è e quanto è diffusa? Nel 1993 le Nazioni Unite emanano la Dichiarazione sull’Eliminazione della Violenza contro le Donne che definisce il significato della violenza di genere come “ogni atto di violenza fondata sul genere che abbia come risultato, o che possa probabilmente avere come risultato, un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, che avvenga nella vita pubblica o privata”. La violenza contro le donne rappresenta una delle più diffuse violazioni dei diritti umani, toccando ogni angolo del pianeta, indipendentemente da cultura, religione o status economico. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), circa una donna su tre nel mondo ha subito violenza fisica o sessuale almeno una volta nella vita. Questa cifra si traduce in oltre 736 milioni di donne. In Europa, i dati dell'Agenzia dell'Unione Europea per i Diritti Fondamentali mostrano che il 33% delle donne europee ha subito violenza fisica o sessuale dopo i 15 anni, mentre in Italia nel 2023 si è registrato un femminicidio ogni tre giorni. Questi numeri sono però solo la punta dell’iceberg: molte forme di violenza non vengono denunciate per paura, stigma sociale o mancanza di fiducia nelle istituzioni. Le statistiche ufficiali, dunque, non riescono a cogliere l’intero spettro del problema, evidenziando l’urgenza di interventi sistemici. Diversi tipi di violenza La violenza di genere si manifesta in diverse forme, alcune visibili, altre più subdole ma non meno devastanti. Tra le principali, si distinguono: Violenza fisica: è la forma più visibile e comprende aggressioni e percosse. È spesso utilizzata per intimidire e controllare la vittima. Violenza sessuale: include stupro, molestie e altre forme di abuso sessuale. È un'arma di controllo particolarmente crudele, che causa traumi profondi. Violenza psicologica: caratterizzata da manipolazioni, insulti, umiliazioni e isolamento, questa forma di violenza mina l’autostima della vittima e la sua capacità di reagire. Violenza economica: si verifica quando una donna viene privata del controllo delle proprie risorse finanziarie, impedendole di lavorare o accedere a beni fondamentali. Violenza istituzionale: avviene quando le istituzioni, attraverso leggi inadeguate o atteggiamenti discriminatori, perpetuano il danno e la vulnerabilità delle donne. Femminicidio: l’uccisione di una donna in quanto donna rappresenta l’esito più estremo della violenza di genere. Ogni tipo di violenza contribuisce a un ciclo di abuso difficile da spezzare, che spesso coinvolge anche i figli e le comunità, creando un danno sistemico. Le conseguenze della violenza sulla vita delle donne Le ripercussioni della violenza sono devastanti e si estendono ben oltre il momento dell’abuso. Sul piano fisico, la violenza può causare lesioni permanenti, malattie sessualmente trasmissibili e gravidanze indesiderate. Dal punto di vista psicologico le ripercussioni sono altrettanto gravi: depressione, ansia, disturbo da stress post-traumatico (PTSD) e pensieri suicidari sono condizioni comuni tra le vittime. La violenza psicologica, in particolare, può lasciare cicatrici emotive più profonde e durature rispetto alle ferite fisiche, erodendo progressivamente l’autostima e la capacità di reagire delle donne colpite. L’impatto economico è un altro elemento cruciale: molte donne vittime di violenza perdono opportunità di lavoro o si trovano costrette ad abbandonare il proprio impiego, finendo in un ciclo di dipendenza economica e povertà che aggrava ulteriormente la loro vulnerabilità. Le conseguenze sociali della violenza includono l’isolamento: spesso le vittime si trovano emarginate dalla comunità o perfino dalla famiglia, a causa della vergogna o del senso di colpa. Questo isolamento non solo priva le donne di un supporto essenziale, ma alimenta anche il ciclo della violenza. Questi effetti, combinati, alimentano un ciclo intergenerazionale che danneggia intere società, rendendo la violenza contro le donne non solo una questione individuale, ma un problema di salute pubblica e giustizia sociale. Prevenzione e contrasto della violenza di genere Prevenire e contrastare la violenza di genere richiede un approccio multidimensionale, che coinvolga la società, le istituzioni e i singoli individui. Alcune possibili azioni includono: Educazione e sensibilizzazione: promuovere programmi educativi che insegnino il rispetto reciproco, l'uguaglianza di genere e le competenze emotive. La sensibilizzazione deve riguardare anche gli adulti, per sfidare stereotipi e pregiudizi radicati. Rafforzamento delle leggi: le leggi contro la violenza di genere devono essere chiare, rigorose e applicate in modo efficace. Inoltre, è fondamentale offrire alle vittime protezione immediata e accesso alla giustizia. Supporto alle vittime: centri di accoglienza, linee telefoniche di emergenza e servizi di consulenza psicologica e legale devono essere accessibili e ben finanziati. Empowerment economico delle donne: favorire l’indipendenza economica delle donne riduce la loro vulnerabilità alla violenza. Questo può avvenire attraverso programmi di formazione professionale, microcredito e politiche di sostegno al lavoro femminile. Coinvolgimento degli uomini: è essenziale coinvolgere gli uomini nella lotta contro la violenza di genere, promuovendo modelli di mascolinità positiva e incoraggiando il loro ruolo come alleati nel cambiamento.Le nostre iniziative contro la violenza di genereNumerosi sono i progetti che sosteniamo per prevenire la violenza di genere e per supportare le donne vittime di violenza. Al fianco di Donne in Rete (D.i.Re.) abbiamo supportato due progetti: dal 2022 abbiamo contribuito alla realizzazione del Fondo Autonomia destinato a donne vittime di violenza e in uscita da Centri Antiviolenza, così da coprire le loro spese più importanti (affitto, utenze, acquisti indispensabili per la propria abitazione o per iniziare attività di piccola imprenditoria), affiancandole nel loro percorso di indipendenza e libertà. Insieme a UNHCR, invece, proteggiamo le donne rifugiate e richiedenti asilo che hanno subito varie forme di violenza: il nostro aiuto si concretizza con il sostegno a centri di aiuto che garantiscono loro l’accesso a servizi di salute sessuale e riproduttiva attraverso specialisti e mediatori culturali. Supportiamo Fondazione Pangea e la rete nazionale antiviolenza “REAMA” per ampliare la capacità di risposta operativa alle vittime e provvedere all’apertura di una nuova casa rifugio in Calabria (una delle regioni maggiormente in difficoltà) gestite dalle donne per le donne. Abbiamo sostenuto anche il Centro Italiano Femminile Metropolitano di Milano nel progetto A vele spiegate che offre percorsi di uscita da situazioni di violenza promuovendo l’autonomia delle donne, lavorando sul loro empowerment e sullo sviluppo di nuove competenze individuali spendibili nel mondo del lavoro. In Toscana, invece, supportiamo Fili intrecciati, l’attività di Oxfam Italia Intercultura che dà protezione alle donne sopravvissute a episodi di violenza grazie a una rete di centri anti violenza e anti tratta, professionisti in prima linea e insegnanti che possano sensibilizzare anche gli studenti sul tema. La violenza contro le donne è un fenomeno globale che mina i principi di uguaglianza, giustizia e dignità umana. I dati mostrano una realtà inquietante, ma non immutabile. Attraverso un impegno collettivo che combini educazione, legislazione, supporto alle vittime e cambiamento culturale, è possibile costruire una società in cui ogni donna possa vivere libera dalla paura e dalla violenza.